z2o project è lieta di presentare la mostra Cesare Tacchi. Una casa di foglie e fogli, a cura di Daniela Bigi in collaborazione con l’Archivio Cesare Tacchi.
La mostra Cesare Tacchi. Una casa di foglie e fogli propone un’immersione nel mondo pittorico dell’artista romano seguendo due dimensioni del pensiero che egli mise a fuoco a partire dai primi anni Ottanta e sulle quali lavorò per molto tempo, il bosco e il giardino, misterioso e simbolico il primo, razionale e progettabile il secondo. Due metafore care alla storia dell’arte e alla filosofia, certo, ma che Tacchi elaborò in termini del tutto autonomi mentre indagava sul come voler essere artista e sul come voler intendere il linguaggio, questioni che rivestirono una specifica importanza all’interno della sua poetica.
“Con il registro complesso che ha contraddistinto il suo procedere – scrive la curatrice in catalogo – rigoroso, enigmatico, inventivo, problematico, e sempre intrinsecamente giocoso, la selezione di opere in mostra segue dunque uno dei possibili sentieri che si profilarono ad un certo punto della sua ricerca, quando apparve per l’appunto il bosco, contenitore di segreti, luogo profondo nel quale l’artista (uccel di bosco) poteva attivare il suo mondo di immagini, ma anche momento originario in cui prendevano forma e suono le parole, quell’elemento primario del linguaggio verbale che mediava i rapporti con la realtà tutta, compresa quella naturale. Parole che nella loro essenzialità si facevano ora oggetto ora immagine, e che tempo dopo trovarono un nido tra le foglie ordinate e ripetute del giardino, un terreno di solitudine elettiva ove poter individuare e condividere la radice stessa dei nessi esistenziali.
Quelle griglie ricorrenti di foglie, ora più disegnate e arabescate, ora più geometriche e stilizzate, diventavano nel frattempo griglie di fogli, e con consapevolezza cristallina raccontavano dell’importanza dell’astrarre e del nascondere per meglio rivelare. Pattern silenziosi e controllati, che come già era accaduto nelle tappezzerie degli anni Sessanta esplicitavano l’irriducibile essenza concettuale di tutto il lavoro di Cesare Tacchi, dai quadri-oggetto agli oggetti-quadro, dalle performance ai progetti di ambienti, dagli innumerevoli disegni a tutta la sua ricca e coraggiosa produzione pittorica.
Così, dalla figuratività simbolica di un’opera come Il pensare tra il fare (la miseria), il percorso espositivo conduce alle iterazioni divertite di Fogliolinee nere e Fogliolinee bianche e, passando per territori metafisici (La metafisica) e visioni originarie (Mutter), si risolve nel grande rosso del Viaggio al termine della notte secondo i canoni della pittura, dove foglie e fogli si ricompongono in una sintesi misteriosa e ragionatissima, nel campo di un quotidiano «esercizio obbligatorio».”
Si ringraziano L’Archivio Cesare Tacchi, Rossana Palma e Gaia Lisa Tacchi per la preziosa collaborazione.
[Immagine: Cesare Tacchi, Il pensare tra il fare, 1984 (dettaglio). Foto Salvatore Piermarini - Archivio Cesare Tacchi.]
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